Torre Annunziata: il boss Ciro Nappo era latitante… per sfuggire alla moglie

Torre Annunziata. Nessuna violazione per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine ma solo per non vedere … la moglie. Ciruzzo capa ‘e auciello, al secolo Ciro Nappo, ritenuto reggente del clan Gionta si difende così e i giudici gli credono. Cade l’aggravante mafiosa. Quando una moglie è peggio del pericolo di ritornare in galera. A verificare la vita familiare e criminale di Nappo anche le indagini della polizia che segnalarono una serie di violazioni della sorveglianza speciale e dunque, i giudici del secondo collegio del Tribunale di Torre Annunziata – presidente Antonio Pepe, a latere Mariaconcetta Criscuolo e Federica De Maio – lo hanno condannato, ma con la ‘tenuità’ del fatto: due anni e 3 mesi, come chiesto dal pm Fabrizio Vanorio della Dda di Napoli, senza aggravante mafiosa. La vita tormentata del pregiudicato, a capo del clan dei Valentini, la moglie ‘arpia’, e la voglia di abbandonare il tetto coniugale nell’aprile del 2015 è la tesi portata avanti anche dalla difesa – avvocati Giovanni Tortora e Gaetano Rapacciuolo – che durante le fasi del processo hanno evidenziato che Nappo – latitante per un anno – si nascondeva alla moglie in un casolare di Trecase dove poi è stato arrestato il 26 maggio scorso. Meglio una baracca che vivere con lei. E così la fuga, non per evitare una sentenza per camorra che stava per diventare definitiva. Ma solo per evitare una difficile convivenza con una moglie che non sopportava proprio più.


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