“Violenza e minaccia per costringere a commettere un reato, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’associazione camorristica denominata clan Moccia operante sul territorio di Afragola”. Queste le accuse mosse dalla Procura e che hanno portato in carcere Raffaele Nobile, 39 anni e ai domiciliari Michele Leodato, 48anni. . Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna. Il provvedimento cautelare emesso conclude le attività di indagine che avevano in precedenza consentito l’individuazione di Antonio Nobile, detto ‘ o panzaruttaro, padre di Raffaele, quale autore di un tentativo di estorsione commesso presso un cantiere edile di Afragola. Antonio Nobile era stato destinatario della misura cautelare dalla custodia in carcere.
Le condotte intimidatorie erano finalizzate a costringere la vittima dell’estorsione a rendere dichiarazioni false e reticenti al pubblico ministero, nonché a presentarsi da un legale per concordare una strategia difensiva. Le mnacce realizzate dagli indagati avevano, secondo la Procura, un concreto effetto intimidatorio nei confronti della vittima, la quale, sentita dal pubblico ministero, si rifiutava di sottoscrivere il verbale, così attenendosi scrupolosamente alle direttive ricevute dagli indagati, e rendeva dichia- razioni false e reticenti.
La misura cautelare nei confronti di Raffaele Nobile e stata eseguita all’esterno del Tribunale di Napoli Nord di Aversa, dove quest’ultimo si era presentato nella mattinata di ieri per essere sentito quale testimone della difesa in un processo per estorsione a carico di Santo Tessitore, altro soggetto ritenuto appartenente al medesimo gruppo criminale. dalle indagini è emerso che Raffaele Nobile aveva telefonato a casa dell’operaio che avrebbe dovuto testimoniare contro il padre dicendo con tono minaccioso alla moglie: “Sì lo so che loro insistono. Ma lui non deve firmare niente. È un suo diritto, non lo possono obbligare. Non deve firmare nulla, altrimenti ci rovina”. E cosi è stato. L’uomo intimorito non si presenta a ben due convocazioni del pubblico ministero, e nonostante sia cercato più volte dai carabinieri si rende praticamente irreperibile. Nelle indagini sono cofluite anche le dichirazioni del pentito del clan Moccia, Salvatore Scafuto detto Totore ‘a carogna.